LAUREATO   >  Servizi:  >  Orientamento E Tutorato   >  Centro Orientamento E Tutorato  >  Laureato Unimol  >  Il Colloquio Di Selezione  >  IL DECALOGO DEL BUON COLLOQUIO

Il decalogo del buon colloquio

Cerchiamo di comprendere le regole principali che dobbiamo osservare per svolgere un buon colloquio. Va chiarito che ogni colloquio ha specifiche caratteristiche, di conseguenza tali regole vanno interpretate a seconda di queste ultime.
A. Fate una buona "prima impressione".
La prima impressione che creerete nel vostro interlocutore è molto importante.
Vi sono alcuni accorgimenti ovvi, ma importanti, come il non arrivare in ritardo e non presentarvi ansimanti e nervosi per non creare un’impressione sfavorevole.
Un colloquio di solito ha quattro fasi: il "warm up", o riscaldamento, 1' esame del candidato, il "controesame" da parte del candidato e la chiusura.
Per fare un buon "warm up" dobbiamo farci vedere da subito tranquilli, curiosi e affidabili, ma dobbiamo anche cercare di stabilire una buona intesa personale con il selezionatore: un sorriso sincero, una battuta, un’osservazione che sdrammatizza il colloquio sono sempre gradite. Al contrario se il candidato è teso, anche il selezionatore non si rilassa, non si "gode" il colloquio. Bastano poche chiacchiere per dimostrare che siamo persone aperte e disponibili e il vostro interlocutore ve ne renderà merito.
Siate, quindi, tranquilli e sorridenti.

B. Preparatevi sui vostri punti deboli
La seconda parte del colloquio è un esame vero e proprio. Le vostre competenze e la vostra personalità saranno scandagliate a fondo in cerca d’eventuali carenze e poiché nessuno di noi è perfetto qualcosa di spiacevole affiorerà.
È importante far sì che il selezionatore non giudichi la nostra persona nel suo complesso alla luce dei nostri punti deboli, ma arrivi a considerarli dei "nei" di secondaria importanza. Per fare ciò dobbiamo giocare d’anticipo, aumentando la consapevolezza di noi stessi, quindi, la conoscenza dei nostri desideri ed aspirazioni, delle nostre competenze e dei nostri vincoli e rifiuti e dimostrando come siamo riusciti a compensare questi ultimi. Guai a negare l'esistenza di punti deboli e guai anche a cercare di tergiversare.

C. Informatevi sull'azienda.
Dopo aver analizzato a fondo la vostra persona e le vostre competenze è probabile che si passi alla fase del controesame del candidato e chiedendovi se avete eventuali domande da porre: "Bene. Ora, ha lei qualche domanda da fare?".
Il modo più sicuro di rovinare un colloquio è dire, con uno sciocco sorriso,"Ehm, no... non mi viene in mente niente"; non fatevi cogliere impreparati, questo può essere il momento giusto per rimuovere eventuali dubbi sull’azienda e chiedere chiarimenti in merito alle mansioni e ai ruoli che la persona selezionata deve svolgere.

D. Attenti al linguaggio.
È importante innanzi tutto parlare, essere loquaci e non rispondere a monosillabi, guai se il colloquio diviene un interrogatorio. Dovete interagire con il selezionatore, in quanto egli cercherà di farvi esprimere per comprendere come ragionate, interagite, polemizzate e quali sono le vostre opinioni. Nonostante ciò, è fondamentale stare attenti al linguaggio che si utilizza, non deve essere troppo informale. Bisogna, inoltre, dare l’impressione di aver digerito il vocabolario aziendale e quindi di conoscere alcuni dei termini più comunemente utilizzati nell’organizzazione aziendale.

E. Attenti alla comunicazione non verbale.
In un colloquio non contano solo le parole, ma tutto il nostro corpo comunica. Di conseguenza il nostro interlocutore oltre ad ascoltarci scruta i nostri gesti, sguardi e tono voce, i quali confermano, integrano o smentiscono le nostre affermazioni. Il modo in cui siamo vestiti, in cui salutiamo, in cui stiamo seduti può contribuire in maniera determinante a formare il giudizio su di noi. La nostra comunicazione non verbale è molto meno controllabile di quella verbale, in quanto più istintiva.

In definitiva cosa vogliono sapere le aziende attraverso il colloquio?