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Presentazione del dizionario del dialetto di Sant'Elia a Pianisi
Biblioteca di Ateneo Viale Manzoni - Campobasso

Domani giovedì 18 novembre 2010 ore 16.30
Sala Enrico Fermi 


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In diversi interventi recenti Gaetano Berruto, uno dei più significativi linguisti italiani, si interroga sulla sorte e il destino dei dialetti. Tra l’altro segnala, in un articolo apparso nel 2006 (Su alcuni usi non convenzionali del dialetto. (Un divertissement italo-tedesco per Emanuele Banfi, in Nicola Grandi e Gabriele Iannaccaro (a cura di), Zhì. Scritti in onore di Emanuele Banfi in occasione del suo 60° compleanno, Cesena, Caissa Italia editore, 85-100), una serie di usi nuovi e insospettati dei dialetti nell’Italia del Terzo Millennio,  dalla pubblicità, ai fumetti, dalle chat e in generale dalla comunicazione giovanile mediata dal computer, alle insegne commerciali. Questi usi, peraltro sporadici e non caratterizzati da alcuna sistematicità, testimoniano però una presenza reale, ancorché di tipo ludico ed espressivo, dei dialetti nella coscienza italiana, anche delle nuove generazioni.

La presenza e la vitalità dei dialetti italo romanzi rappresentano alcune delle peculiarità del repertorio linguistico italiano e una vera e propria ricchezza linguistica e culturale per la nostra nazione. Il loro studio e la loro descrizione, oggetto specifico in ambito universitario della dialettologia e  della sociolinguistica, costituiscono però attività diffuse e ben documentate anche tra appassionati e studiosi cosiddetti ‘locali’, che spesso hanno messo a disposizione della comunità scientifica pregevoli lavori (dizionari o grammatiche di parlate locali). Ciò è vero anche per la regione Molise che vanta alcuni contributi interessanti in merito alla documentazione di parlate italo-romanze.

Ci sono diversi motivi che rendono un’opera come quella realizzata da Giampaolo Colavita ed Ettore Teutonico di grande interesse e rilevanza per la dialettologia.

Innanzitutto la possibilità di salvare dall’oblio voci e parole che rischiamo di dimenticare con l’avanzare sempre più netto e inesorabile dell’italiano.

Inoltre la possibilità di tramandare, attraverso le parole, la memoria di oggetti della cultura materiale. A questo proposito è particolarmente rilevante la scelta degli autori di inserire nel dizionario le immagini di alcuni oggetti della cultura materiale (vasi, stoviglie, attrezzi di lavoro, ecc.) oltre che luoghi e ambienti di Sant’Elia a Pianisi.

Infine la realizzazione di un dizionario con un ricco apparato di frasi ed esempi, quale quello utilizzato dagli autori, consente agli studiosi, anche in un non lontano futuro, di ricavare alcuni spunti interessanti e utili per avviare ricerche ulteriori sulle particolarità grammaticali del dialetto rappresentato nel dizionario.

Il dizionario presenta un considerevole numero di lemmi, ed è, come è ovvio che sia, un dizionario monolingue dal dialetto. I lemmi dopo la categorizzazione grammaticale contengono la descrizione delle varie accezioni della voce numerate o ulteriormente sotto articolate in base alla ricchezza semantica del lemma stesso. La lemmatizzazione è ottenuta utilizzando un sistema grafico il più possibile vicino al codice italiano. Non si tratta quindi di una trascrizione fonetica anche se gli autori hanno opportunamente deciso di introdurre, ove necessario, un apparato minimo di diacritici (descritti nelle prime pagine del dizionario) che consente di rendere conto di alcuni suoni del dialetto che non sono invece annotati dalla grafia dell’italiano e che rende possibile anche a chi non conosce il dialetto di leggere le voci e gli esempi in modo corretto, quasi da parlante nativo.

In conclusione, per le ragioni indicate fin qui alla soddisfazione degli autori nel portare a termine un’opera così significativa e impegnativa si  unisce la gratitudine degli studiosi di linguistica e di dialettologia per un’altra preziosa opera che contribuisce alla nostra conoscenza delle parlate italiane.

 


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